Vendetta omicida contro il Padrone E la realtà imita (quasi) il cinema
 ROMA – Louise-Michel è uno di quei film destinati a far discutere, a diventare eventi. Non solo perché è un’opera low budget travolta da inaspettato successo, premiata al Sundance per la sua originalità. Ma anche perchè racconta la storia di un gruppo di operaie che si ritrovano da un giorno all’altro senza fabbrica e senza lavoro, e che reagiscono assoldando un killer per ammazzare il padrone. Quasi come ciò che sta accadendo davvero, in Francia: la rabbia generalizzata dei lavoratori, il dramma della crisi economica, e – soprattutto – i sequestri di industriali e manager che si susseguono, negli ultimi giorni.
Insomma questa commedia nera, povera, anarchica, cattiva – diretta da Gustave Kervern e Benoit Deléphine, e in arrivo adesso nelle nostra sale – ha anticipato la realtà. Estremizzandola, sì, ma non troppo. Anche se oggi, qui a Roma, uno dei due autori minimizza i parallelismi con la cronaca recente: “Nel mio Paese i sequestri di questo tipo sono una sorta di tradizione – dichiara Kervern – ce ne sono stati altri in passato, e dunque non credo che il film abbia contribuito a determinarli. Insomma, anche se non non avessimo girato questa pellicola, i lavoratori li avrebbero fatti comunque. E comunque si tratta di atti dimostrativi, non violenti: io certo non li condanno”.

Fatta questa premessa, Kervern prosegue ammettendo che il legame tra la storia portata sullo schermo e la realtà è profondo: “L’idea del film – rivela – ci è venuta leggendo di una fabbrica tessile che davvero ha delocalizzato il suo stabilimento da un giorno all’altro, in una notte sola: e il giorno prima, alle operaie era stato pure regalato un grembiule nuovo…”. Ed è esattamente quello che, allo schermo, accade alle lavoratrici di una analoga fabbrica della Piccardia: il giorno prima il dono del camice, quello successivo la fabbrica smantellata, e i manager scomparsi. E con appena duemila euro ciascuna di liquidazione. Riunite per discutere il da farsi, le donne accettano la proposta avanzata da una di loro, la misteriosa Louise (Yolande Moreau): investire queste somme per assoldare un killer professionista e ammazzare il boss.

Peccato però che la sua scelta, per una serie di coincidenze, cada sul più patetico, incapace e mollaccione degli aspiranti sicari: Michel (Bouli Lanners), con un passato alle spalle sfigato e complicato quanto quello di Louise. I due si mettono così a caccia del padrone. Ma è proprio qui che si rivela l’aspetto più esilarante del film: durante la ricerca, tra drammi ed equivoci di ogni genere, la coppia scopre che il padrone, in realtà, non c’è. Perché, nel capitalismo delle scatole cinesi e dei paradisi fiscali, dell’assenza di responsabilità e dei fondi pensione che dominano tutto, risalire fino alla cima della piramide, e determinare chi ha deciso la chiusura della fabbrica, è un’impresa disperata…

Il tutto in un film molto molto dark, in cui scorre sangue abbondante, e che affastella fin troppi temi: dalla complessità delle identità sessuali alle malattie terminali, dalle paranoie post-11 settembre alla presenza americana in Iraq. Ma, su tutto, svetta la questione operaia: come dimostra il fatto che il titolo della pellicola è un omaggio esplicito (citato anche sullo schermo) della rivoluzionaria ottocentesca francese Louise Michel. “Certo, questa è una commedia – spiega Kervern – ma è vero che un’opera come la nostra può risvegliare le coscienze. Con questo ovviamente non voglio invitare gli operai a uccidere i padroni: ma a sfoderare un po’ di maleducazione, di cattiveria, sì. Perché arrabbiarsi, ogni tanto, fa anche bene: resti povero, ma riacquisti la tua dignità”.

E sul futuro, il regista si professa pessimista: “Una volta sapevi che il padrone lo trovavi nel castello, oggi, come nel film, non si riesce nemmeno a sapere chi è. Se il G20 pensa di moralizzare questo capitalismo clandestino, gli auguro buona fortuna… Certo, finché ci saranno tv e aiuti alimentari, le rivoluzioni non verranno: ma, come ha dimostrato il morto di ieri proprio al G20, in un momento così delicato basta una scintilla per far esplodere tutto”.

Ma lui e il suo partner professionale, Benoit Deléphine, sono decisi a non mollare, a continuare a raccontare storie di perdenti. Come quella che gireranno quest’estate, con Gerard Depardieu nel ruolo di un sessantenne alla soglia della pensione: “C’è anche il sequestro di un manager, come accade in questi giorni – conclude Kervern – ma noi la scena l’abbiamo scritta prima…”.