Gen
2009
“Cercare su Google inquina”
PUO’ DAVVERO una semplice ricerca su Google essere inquinante? Secondo lo studio di Alex Wissner-Gross, fisico della prestigiosa Università di Harvard, la risposta è affermativa. Di più, ogni query eseguita sul motore di ricerca immetterebbe nell’atmosfera 7 grammi di anidride carbonica, equivalenti a circa metà della Co2 generata dal riscaldamento di una teiera. La ricerca, pubblicata sul sito del Times, ha subito scatenato le reazioni di blogger ed esperti, fino al commento ufficiale del motore di Mountain View, tutti concordi nell’affermare l’inesattezza delle cifre mostrate e una certa malafede nell’esporre il tutto.
Lo studio. “Una ricerca su Google ha adesso un suo preciso impatto ambientale”, ha affermato Wissner-Gross. Per arrivare alla cifra di 7 grammi, il fisico ha calcolato l’ammontare di energia spesa affinché l’interrogazione arrivi dal computer dell’utente ai server del motore di ricerca e ritorno. A causare la maggior parte dei consumi è il funzionamento di Google che, come molti altri servizi della rete, provvede a mandare una stessa interrogazione a più server dislocati in tutti il mondo, permettendo al navigatore di ricevere risposta da quello “più veloce”.
“Google è molto efficiente, ma il suo interesse primario è fornire ricerche velocemente, il che porta a bruciare una vasta quantità di energia”, ha proseguito il fisico che nella sua ricerca ha anche calcolato quanto “costa” al pianeta una pagina vista sul web con un normale browser, trovando come risposta una cifra che si aggira tra gli 0,02 g e gli 0,2 grammi di Co2 al secondo, in base alla presenza o meno di video e immagini.
L’articolo del quotidiano londinese, dopo aver riportato il parere di altri esperti che hanno leggermente ridimensionato le cifre, si chiude ammonendo che ogni nuovo servizio del web, con riferimento particolare al sito di microblogging Twitter, non è solo “divertimento e aria calda”, ma ha anche un prezzo ambientale.
La risposta di Google. Il motore di ricerca californiano non è rimasto fermo. Dalle pagine del suo blog, la società di Mountain View ha infatti smentito le cifre di Wissner-Gross, ricalibrando il peso di una ricerca a circa 0,2 grammi di Co2 ovvero 35 volte meno di quanto affermato dal fisico di Harvard e ricordato gli sforzi fatti per diminuire l’impatto ambientale sempre più gravoso dell’industria dell’information technology, che secondo gli analisti di Gartner emette nell’atmosfera la stessa quantità di gas serra del trasporto aereo, circa il 2% del totale.
In effetti Google è riconosciuta come una delle società più attente e “verdi”, fatto dimostrato dal suo investimento di 45 milioni di dollari (attraverso la fondazione Google.org) nelle fonti rinnovabili e dall’installazione di macchine server tra le più efficienti e “parsimoniose” al mondo. L’impegno del gigante californiano è poi confermato dalla co-fondazione, con la “nemica” Microsoft e i grandi produttori di pc, del “Climate Savers Computing Iniziative”, un gruppo con l’obiettivo di ridurre l’energia della metà l’energia elettrica usata dai computer.
Le critiche dei blog. Prima ancora che Google intervenisse nel dibattito, i blog e i siti tecnologici avevano già ripreso la ricerca preoccupandosi, nella maggior parte dei casi, di smontarla pezzo per pezzo. La più forte critica al Times è arrivata dal blog della Silicon Valley TechCrunch, che ricorda come Wissner-Gross sia anche il fondatore di Co2stats, non un sito di informazione ma una startup che si occupa di fornire a pagamento consulenze e certificazioni sull’impatto ambientale dei siti web.
Dalla blogosfera in generale, ma anche dagli stessi commenti degli utenti sul sito del Times, emerge l’insofferenza per questi proclami allarmistici. Ed in tanti si chiedono invece se Google non stia aiutando l’ambiente, permettendo con un click di non dovere andare fino a una biblioteca (consumando tempo e benzina) per consultare un libro che costa all’ambiente 2 chili e mezzo di anidride carbonica, uguali a circa 12mila ricerche.