Ago
2009
La Juve di Diego spaventa l’Inter
A Roma la Juventus dell’era Ferrara – che ha cominciato a fare patti chiari con la vecchia guardia, lasciando in panchina Del Piero e Camoranesi – ha dato la prima grande prova di se stessa, pur essendo nata da pochissimo. Si dirà che la Roma non è quella di un tempo, che ha talmente tanti guai e una difesa che praticamente è un casello autostradale, ma l’Olimpico è pur sempre uno stadio che taglia le gambe. E la Juventus si è comportata da padrona. Soprattutto con Diego, probabilmente l’acquisto più azzeccato dell’estate. 25 milioni di euro spesi benissmo. Diego si è mostrato micidiale come uomo gol, inarrestabile quando riesce a trovare venti-trenta metri di campo in cui poter accelerare. Controllo di palla perfetto e pura classe brasiliana: il dribbling in velocità la sua specialità. E’ brasiliano ma si chiama come il più famoso degli argentini, un segno del destino. Nella fase offensiva (i terzini che spingono, Melo e Marchisio che costruiscono, Diego, Iaquinta e soprattutto Amauri che concretizzano) abbiamo visto una Juventus assolutamente più brillante della prima giornata. Per la fase difensiva il giudizio è ancora in parte sospeso perché i pericoli che ha potuto portare la Roma sono stati abbastanza relativi.
La crisi della Roma
Subito il caso Roma: sono perfino troppi i colpevoli per allestire un processo. Tra gli imputati potremmo metterci la presidente Sensi, un mercato quasi inesistente Spalletti, Totti, la difesa in blocco, la mancanza di un portiere vero, l’ambiente. Più che di processi e di capri espiatori sembra però che la Roma abbia bisogno di soluzioni urgenti. Per quanto riguarda il mercato almeno un portiere e un attaccante che la metta dentro. Soprattutto comincia a diventare una zavorra pesantissima il cumulo di problemi irrisolti tra l’allenatore, il presidente e la squadra. Spalletti è probabilmente il miglior allenatore italiano dopo Mourinho – non a caso è quello con lo stipendio più alto dopo il portoghese – ma è evidente che i suoi segni di insofferenza cominciano a diventare vistosi. Ha problemi con la società, ha problemi di intesa e di rapporto con Totti che non può gestire essendo un totem intoccabile, oggettivamente non riesce a risolvere il problema di una difesa (o meglio di una fase difensiva) che nemmeno è partito il campionato ed è già la peggiore della serie A. Spalletti – essendo persona corretta e sensibile – si sente responsabile di tutto ciò e sta vivendo molto male il chiaro declino di una ex grande squadra.
Il derby e la valanga Inter
Un 4-0 così farà crescere l’autostima e la consapevolezza dell’Inter, magari anche troppo. L’Inter quest’anno ha azzeccato tutto, soprattutto nelle operazioni di mercato. Se una squadra compra un giocatore come Sneijder il giorno prima e lo butta in campo appena arrivato, con ottimi risultati per altro, vuol dire che ha almeno un gran fiuto. E anche questo è un altro punto che va a favore di Mourinho: chi altri avrebbe avuto lo stesso coraggio, la stessa disinvoltura? Mourinho non aveva tutto sommato alcuna emergenza, aveva parecchie soluzioni alternative. Ha scommesso e ha vinto.
Mourinho aveva acceso la vigilia del derby con le sue solite provocazioni, prendendosela con l’asse Juve-Milan e compiacendosi del “rumore dei nemici”. Ma alla fine la partita l’ha vinta sul campo e non a chiacchiere, questo bisogna riconoscerglielo. Aveva chiesto tempo per inserire i tanti nuovi giocatori di cui l’Inter oggi dispone, ma di fatto l’inserimento di Lucio, Thiago Motta, Sneijder, Milito ed Eto’o sembrerebbe ad ottimo punto. Il primo gol del derby, quello di Thiago Motta, un disegno perfetto. Finalmente si è visto un gioco vero, una manovra veloce che ha innescato più volte Milito (perfetto anche come assistman) ed Eto’o. Certo è stata una partita quasi tutta in discesa per l’Inter e Mourinho stavolta non ha avuto il problema di rimontare un gol: ma questo sarebbe un processo alle intenzioni. L’Inter vista a San Siro è stata forse la migliore Inter dell’epoca Mourinho. Rischia di avere un avversario solo: vedremo però che strada farà la Juventus e se reggerà il confronto. Sicuramente potrebbe essere un’Inter il cui più degno campo di battaglia sarà la Champions League. A patto che Mourinho la gestisca con più freddezza di quanto non fece lo scorso anno…
Il crollo del Milan: i casi Leonardo e Ronaldinho
L’effetto più clamoroso del derby è proprio il violento e crudo ritorno alla realtà del Milan, proprio ad opera dei suoi storici rivali. Una sconfitta che rimette fortemente in discussione tutte le scelte dell’estate, imperniate sul sacrificio di Kakà e sull’esigenza di ricostruire una squadra con occhio più attento al bilancio. Proposito assolutamente lodevole, ma il risultato per ora è fallimentare. Il Milan è quasi sempre andato male fin dall’inizio della sua nuova avventura, la partita di Siena solo una parentesi. Il caso Ronaldinho è irrisolto, la fiducia di grandi cuori rossoneri come Gattuso – espulso perché molto nervoso e perché Seedorf non si è fatto trovare irritantemente pronto a entrare in campo – potrebbe venire meno. Ci vorrà molta freddezza e qualche idea per riprendersi.
L’unica cosa buona, per il Milan, è che siamo ad agosto e che c’è tempo per riparare tutte le falle che rischiano di far affondare la nave. Certo la caduta è stata brutta, non ha fatto in tempo a esaltarsi per la piccola vittoria di Siena, che questi 4 schiaffi lasciano un segno doloroso. Fosse tutto assolutamente vero dovremmo sparare delle sentenze assolute. Il Milan è una non-squadra che si è sfaldata alle prime difficoltà e che ha anche perso lucicidità e freddezza. Mourinho, dovremmo sempre dire, è veramente il numero 1 e Leonardo proprio no: nemmeno voleva farlo l’allenatore… Se la panchina – vedi il caso Seedorf – è un happening e non un gruppo professionale le colpe sono anche dell’allenatore e dei dirigenti che presiedono al match. Ronaldinho, fortemente voluto se non addirittura imposto da Berlusconi (come del resto la collocazione di Leonardo in panchina) è un equivoco da risolvere subito. Può giocare dietro le due punte? Anzi, è proprio il caso che giochi?
Genova e Lazio al comando: e Lippi ignora Cassano…
In testa al campionato c’è la Lazio di Ballardini che ancora bisogna aspettare a migliori prove di gioco forse, ma in quanto a risultati la squadra assolutamente c’è: prima la Supercoppa e ora il punteggio pieno in campionato. Cruz la mette dentro ed è già un ottimo risultato. Il Genoa di Gasperini è una splendida continuazione del Genoa di Motta e Milito dello scorso anno: e a causa degli infortuni non ha nemmeno una squadra a pieno regime. La Samp ha un Cassano in splendido stato di forma: soltanto Lippi non se ne accorge. O meglio, non vuole accorgersene