ROMA – Non è reato coltivare piantine di cannabis “non ancora giunte a maturazione”. Questo secondo una sentenza con cui la Cassazione ha annullato la condanna inflitta ad un 44enne dalla Corte d’appello di Ancona per violazione della normativa sulla droga.
Sia il Tribunale di Urbino, nel febbraio ’98, che la Corte d’appello di Ancona, nell’ottobre 2003, avevano condannato Domenico N. per detenzione di sostanze stupefacenti sulla base del fatto che, quando le piantine fossero maturate, “avrebbero prodotto notevole quantita’ di principo attivo” visto che ne erano state piantate ben 23.
Contro la doppia condanna, l’imputato si è rivolto alla Cassazione lamentando carenza di motivazione della sentenza “laddove afferma che le piante sarebbero giunte a maturazione producendo sostanza psicotropa, avendo attecchito al terreno, in quanto per giungere a maturazione e a produrre sostanza drogante, sono necessari altri fattori favorevoli (terreno, clima…), la cui esistenza non è stata accertata”.
Con un’interpretazione più permissiva rispetto alla recente pronuncia delle sezioni unite, che punivano penalmente la coltivazione domestica di piantine di cannabis anche se si tratta di uso personale, la Cassazione ha accolto la tesi difensiva, stabilendo che “deve escludersi la rilevanza penale” della coltivazione di cannabis se le piantine non hanno raggiunto la maturazione. Questo perchè “va dimostrata in concreto e non a futura memoria, con assoluta certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, che la sostanza detenuta sia in grado di produrre effetti droganti”.