LONDRA – Marcello Lippi continua a ripetere di non dovere dare spiegazioni quando non convoca qualcuno: un atteggiamento non proprio democratico e trasparente, che introdusse quando, appena tornato sulla panchina azzurra, tirò una riga sopra il nome di Panucci. Per non dire che l’esclusione non era tecnica (i due si detestano da quando lavorarono assieme all’Inter), non disse nulla. E continua a non dirlo anche adesso che, con il terzino romanista oramai appassito, l’attenzione si è spostata su altri nomi, ovvero quelli di Del Piero e di Cassano.
Lunedì sera, durante la conferenza stampa dell’Emirates, alla vigilia di Italia-Brasile, il cittì ha trattato con scortesia il giornalista inglese che gli chiedeva i motivi dell’assenza dei due attaccanti: “Che livello, se queste sono le domande…”. Risposta che dovrà sicuramente ripetere anche in Montenegro e in Irlanda, in Georgia e in Sudafrica: più Del Piero e Cassano segneranno, più verrà chiesta ragione a Lippi del loro accontamento. Nel caso dello juventino, la risposta è nell’età: ha trentaquattro anni suonati, fatica a reggere tre partite consecutive (anche nel suo club, di tanto in tanto, deve rifiatare) e nel suo ruolo si sta imponendo l’unico giovane italiano di livello internazionale, Giuseppe Rossi. Del Piero potrà tornare utile al momento buono, eventualmente: in Germania fu una riserva preziosa, in Austria meno ma Donadoni non se la sentì di rinunciare alla sua esperienza e alle sue qualità. Ma Cassano? Quella è soltanto una questione morale, anche se sul piano tecnico non si può trascurare il fatto che Di Natale abbia qualità soltanto di poco inferiori ma continuità (anche a livello realizzativo) di gran lunga superiore. Per Donadoni fu un uomo chiave, nella qualificazione all’Europeo. E Lippi lo ha ricevuto volentieri in eredità. Ma non v’è dubbio che il talento di Cassano sia di livello assoluto, così come è giusto riconoscere che il sampdoriano ha rimesso a posto il suo fisico (le maniglie dell’amore sono sparite) e anche quasi tutta la sua testa. Lippi lo considera pericoloso per un gruppo che continua a essere compatto e affiatato. Evidentemente, riceve segnali anche dai più carismatici tra gli azzurri. Però è difficile pensare che a Cassano possano essere preferiti Pepe, Quagliarella, Iaquinta. Forse, un tentativo varrebbe la pena farlo: Lippi potrebbe dare un’occasione a Cassano durante la Confederation Cup, manifestazione sufficientemente lunga e abbastanza poco importante (sicuramente, meno delle qualificazioni mondiali) per verificarne spirito di adattamento, personalità, maturità. I due potrebbero imparare a conoscersi: se poi non si piacessero pazienza, e almeno Lippi non sarebbe tallonato da troppi perché. E potrebbero cantare come De Andrè: è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.