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Sono tre gli stereotipi basilari della cultura pop giapponese: i robottoni, gli orfani e le ragazze magiche.
Tutti e tre riassumono metaforicamente, forse inconsciamente, un profondo stato d’animo generale nato in seguito a vicende rispettivamente militari, sociali ed economiche che il Giappone ha vissuto a partire dal secondo dopoguerra.
Di questi tre stereotipi, però, solo quello delle ragazze magiche rappresenta in pieno un’espressione peculiare del Sol Levante: se (pur con le ovvie differenze) robot e orfani li ritroviamo anche in Occidente con la fantascienza novecentesca e il romanzo di formazione ottocentesco, le cosiddette “majokko” invece sono un genere del tutto originale e rappresentano quel momento di strabordante crescita economica vissuto a partire dalla fine degli anni ’60, periodo in cui non a caso compaiono i primi cartoni animati di questo tipo.
Quindi sono… oddio, oltre 40 anni che si disegnano fumetti e cartoni animati di ragazze magiche!
Beh, con tanto materiale a disposizione è molto difficile che non ce ne sia almeno una che ci abbia colpito nel cuore, magari quando da ragazzini guardavamo questi cartoni con bimbette dotate di mascotte pelusciose e scettri di plastica con luci & suoni.
Ovviamente i dieffini amano le majokko, ci mancherebbe pure! Indossa il tuo costumino fru-fru, recita la formula magica e trasformati anche tu in uno sfavillante otaku! Clicca, clicca!
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