MILANO – L’identikit l’ha tracciato Silvio Berlusconi in persona. Il prossimo tecnico del Milan, nel caso in cui, dopo quasi otto anni, arriverà la separazione con Carlo Ancelotti, sarà un allenatore emergente, nel tentativo di ripercorrere le riuscitissime scommesse fatte con con Arrigo Sacchi e Fabio Capello (ieri a Milanello c’era il vice del Ct inglese, il fedelissimo Italo Galbiati, venuto a controllare da vicino la condizione di David Beckham).
Due scelte simili perché in entrambi i casi il club rossonero puntò su allenatori che non avevano precedenti esperienze ad alto livello. Ma differenti per il curriculum fin lì accumulato. E quelle differenze, ormai risalenti a 20 e 15 anni fa, potrebbero condurre a due opzioni diverse anche oggi. Sacchi si era messo in luce con una provinciale come il Parma. Proprio sulla panchina degli emiliani aveva conquistato Berlusconi, grazie al bel gioco messo in mostra nel corso di una sfida di Coppa Italia tra gialloblu e rossoneri.
Il percorso “provinciale” conduce verso due nomi che, a differenza di Sacchi, hanno già avuto esperienze in Serie A (quel Parma era in B). Il primo è Massimiliano Allegri, protagonista di un ottimo esordio nella massima divisione con il Cagliari. Oltre a ottenere buoni risultati, l’allenatore toscano ha messo in mostra un gioco decisamente bello con un assetto nel quale trovano spazio molti elementi tecnici e offensivi. Da centrocampo in su, l’unico mediano è Biondini (il Gattuso del Cagliari). Per il resto solo giocatori di palleggio: Conti, Fini, Cossu più due attaccanti tra Matri, Acquafresca e Jeda. Facendo i debiti paragoni tra protagonisti con storie calcistiche molto diverse, sarebbe un sistema di gioco simile a quello del Milan di Ancelotti dal 2002 in poi, almeno a livello di quantità di calciatori tecnici impiegati.
Il parallelo con Capello invece condurrebbe a una soluzione “interna”. E in questo caso l’emergente prescelto per la successione ad Ancelotti sarebbe Leonardo, dirigente ormai di lungo corso in Via Turati, ma ancora a secco di esperienze in panchina. L’ipotesi Leonardo è gradita a Berlusconi e rispetta il principio del “Milan ai milanisti”, spesso invocato da Adriano Galliani (anche se in una delle ultime occasioni in cui si è pronunciato sull’argomento, l’ad rossonero ha detto di non considerarlo un totem insuperabile).
Il brasiliano sta studiando per avere il patentino da allenatore e ha ammesso che in futuro gradirebbe guidare il Milan. E si troverebbe tra le mani una formazione sempre più ricca di brasiliani, la maggior parte acquistati proprio grazie alla sua preziosa mediazione. Questo Milan verdeoro sarebbe il suo ideale laboratorio di lavoro.
Resta invece fuori dall’identikit tracciato ieri dal Cavaliere un altro allenatore che a lui piace molto: Luciano Spalletti, al quale il proprietario del Milan non fa mai mancare complimenti per la qualità del gioco espresso dalla Roma. Ora che il ciclo dell’allenatore toscano in giallorosso si avvicina alla conclusione, la stima di Berlusconi potrebbe tradursi in qualcosa di più concreto. Fonte Repubblica.it