Gen
2009
Che brava gente questi “Italians”
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ROMA – Brava gente, questi Italians: cialtroni, disonesti, truffaldini, puttanieri, ma dal cuore d’oro. Riconoscibili sempre e comunque, quando vanno all’estero: fanno suonare più di chiunque altro i metal detector degli aeroporti, seguono insistentemente con lo sguardo le belle donne… Eppure capaci, nei momenti difficili, di essere davvero generosi. E’ attorno a questa costellazione di luoghi comuni – un po’ veri un po’ no, come lo sono i proverbi o le frasi da saggezza popolare – che ruota la nuova commedia targata Giovanni Veronesi.
La pellicola, forte di un tris di grandi protagonisti maschili, si chiama Italians, è prodotta dalla Filmauro di Aurelio De Laurentiis e sta per invadere le sale con circa 700 copie.
Un omaggio esplicito a un certo filone della commedia nostrana – quella di italiani brava gente, appunto – aggiornato con le nevrosi e le tendenze contemporanee. Due gli episodi raccontati: nel primo, il dentista Carlo Verdone, a San Pietroburgo, finisce prima preda di un amico ossessionato dal sesso facile poi, grazie all’incontro con l’interprete Ksenia Rapporport (celebre come interprete della Sconosciuta), finirà per fare del bene. Così come la coppia di camionisti e trafficanti d’auto – il veterano Sergio Castellitto, il giovane Riccardo Scamarcio – che nel secondo episodio, in quel di Dubai, cambierà la vita di una ragazza del posto…
Con queste trame, e con questo concentrato di vizi e virtù nostrane, non sorprende che oggi a Roma, alla presentazione del film, il dibattito si sviluppi tutto attorno al concetto di italianità, e al modo di essere Italians tra luoghi comuni e realtà. Di fronte al dubbio su se questa caratteristica di “brava gente”, specie all’estero, ci rappresenti veramente, i protagonisti forniscono risposte diverse. Il più deciso a difendere la pellicola, ovviamente, è il regista: “Tra le varie tipologie di italiani – spiega – abbiamo scelto i più divertenti. Prima avevamo pensato a raccontare l’eccellenza, gente di successo, poi abbiamo preferito questi disgraziati, più adatti alla commedia. Ma girando per fare questo film vi assicuro che, specie in Russia, siamo stati fin troppo buoni con gli italiani. Molti sono più stravaganti dei nostri personaggi”.
Due, poi, sono i punti su cui si concentra il discorso di Veronesi. Primo: la riconoscibilità dei nostri connazionali all’estero. “Il grado di italianità che si portano addosso è incredibile, non è che ad esempio gli svizzeri girino con la loro svizzerità… E infatti, non a caso, noi siamo appellati Italians. Certo, in parte abbiamo lavorato anche sui luoghi comuni”. Secondo, le nostre grandi virtù: “Una straordinaria capacità di adattamento, quando non siamo nel nostro Paese; e una grande generosità. E comunque, io, anche se lo critico sempre, in un altro posto non ci vivrei…”.
Concetto, questo, ripreso da Scamarcio. “Anch’io, quando vado all’estero, ho la sensazione di non trovare un altro luogo dove potrei vivere. E’ vero, qui c’è poca educazione civica, ma anche una sorta di umanità. Prendiamo in poliziotti: rispetto a quelli americani, i nostri sono simpatici…”. I problemi, però, in casa nostra non mancano: “Umanità a parte, tutto il resto è un gran casino, nessuno rispetta le regole, e va sempre peggio. Trasferiscono perfino i giudici…” (e il riferimento, a quanto, sembra è al caso De Magistris).
Il quesito, però, resta: è o non è troppo facile, troppo banale, ridurci alla solita categoria di brava gente? Castellitto, di fronte all’ennesima riproposizione del quesito, invita a non prendere la questione troppo sul serio: “Siamo abbastanza straordinari e abbastanza indecenti, come diceva Leo Longanesi ‘buoni a nulla e capaci di tutto’. Ma è vero che all’estero ci apprezzano per i luoghi comuni: perciò Gomorra, che di luoghi comuni non ne ha, non è stato abbastanza capito. Ma non dimentichiamo che in Italians il riferimento ai nostri vizi e virtù è soprattutto cinematografico, rimanda alla commedia all’italiana. Sullo schermo non dovete cercare la commedia, non la sociologia”.
Ma la risposta più sentita, meno diplomatica, arriva da Verdone: “Ricordiamoci che con la globabalizzazione, con i fenomeni migratori, con questa mescolanza tra culture diverse, tra 50 anni degli Italians non si parlerà più… e allora teniamocela stretta, questa nostra tradizione, la rappresentazione dei nostri difetti. Gli Eduardo, i Scarpetta, i Govi, i Gioacchino Belli”. E questo chiude il discorso.
Ultima annotazione: dopo gli episodi di Manuale d’amore e quelli di Italians, Veronesi annuncia che nel prossimo film tornerà a una storia unica, sempre prodotta da De Laurentiis: il titolo, provvisorio, è genitori e Figli – Istruzioni per l’uso, ed è già un programma.