“Distruggere le intercettazioni”. Secondo le conclusioni dei pm Sergio Colajocco e Angelantonio Racanelli, le conversazioni appaiono “irrilevanti”: “Ritenuta la necessità di assicurare il massimo della tutela possibile alla riservatezza dei soggetti coinvolti”, dunque, i pm hanno chiesto al gip di provvedere alla distruzione delle intercettazioni e di tutta la documentazione anche in formato informatico relativa alle stesse.
L'”operazione libertaggio”. In un primo tempo, l’inchiesta era stata affidata alla Procura di Napoli e si basava sull’ipotesi che Saccà usasse il suo ruolo nella televisione pubblica per piazzare le attrici segnalate, e per ricevere dal Cavaliere un aiuto nella sua futura attività privata. E anche per Berlusconi il fine ultimo sarebbe stato quello di convincere un parlamentare di centrosinistra a passare dalla sua parte provocando la crisi del governo Prodi: quella che lui chiamava “operazione libertaggio”.
Gli atti spostati a Roma. In seguito, gli atti sono stati spostati a Roma. Una decisione presa dal gip di Napoli Luigi Giordano, accogliendo la richiesta dei legali del premier che sostenevano che le telefonate “cruciali” per il reato contestato al Cavaliere avvennero mentre i due interlocutori erano a Roma.
“Nessuna certezza di do ut des“.La richiesta di archiviazione è basata sull’insussistenza del rapporto tra la promessa e gli interventi in favore di atrici segnalate da Berlusconi. “Non vi è certezza sull’esistenza di un do ut des: d’altronde, anche l’evidente sproporzione tra le condotte in ipotesi riferibili a un soggetto ‘corruttore’ e a un soggetto ‘corrotto’ appare indicativa in tal senso – scrivono i pm – lo stretto legame tra Berlusconi e Saccà era tale da consentire al primo di effettuare ‘segnalazioni’ al secondo senza dover promettere od offrire nulla in cambio”.