Lug
2009
Il cartellone di Venezia 2009
ROMA – Le indiscrezioni lo avevano già rivelato, ora arriva la conferma ufficiale: gli autori italiani in concorso alla sessantaseiesima Mostra di Venezia sono il premio Oscar Giuseppe Tornatore, con la sua nostalgica Baaria; Michele Placido, col suo Grande sogno sessantottino; l’outsider Giuseppe Capotondi, con La doppia ora; e Francesca Comencini con Lo spazio bianco, dal libro di Valeria Parrella. Un poker di registi – due veterani, un esordiente, una donna finora votata al sociale e all’attualità – pronti a competere per il Leone d’oro, assegnato quest’anno dalla giuria presieduta da Ang Lee.
La presenza dei quattro titoli made in Italy emerge dalla presentazione ufficiale della kermesse (2-12 settembre), che si è tenuta all’hotel Excelsior di Roma. Col direttore Marco Muller e il presidente della Biennale di Venezia a fare da padroni di casa; e movimentata dalla clamorosa protesta degli artisti italiani per i tagli allo spettacolo. Al di là di questo, dalla visione del programma emerge una manifestazione abbastanza ricca, con eventi e personaggi capaci di attirare l’attenzione mediatica. Come Michael Moore, che porta al Lido di Venezia il suo Capitalism: a love story. O George Clooney, protagonista con Jeff Bridges di The Man who stare at goats, diretto da Grant Heslov.
Italiani in gara. Sui film di Tornatore e Placido si è scritto già molto: entrambi ambiziosi, entrambi decisi, seppure con stile e toni diversissimi, a raccontare un pezzo di storia italiana. La Sicilia di provincia l’uno, la Contestazione l’altro. La cosa interessante è che si tratta di due dei pochi autori italiani capaci di catturare anche il pubblico internazionale. Meno scontate le altre due scelte. Con La doppia ora, voluto fortissimamente da Marco Muller e strappato last minute alle Giornate degli autori, l’esordiente Capotondi si cimenta con un thriller pisocogico, interpretato da due personaggi carismatici come Ksenia Rappoport e Filippo Timi. Francesca Comencini, invece, nello Spazio bianco indaga nelle emozioni di una quarantenne single che partorisce una bimba al sesto mese di gravidanza.
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Gli altri italiani. In tutto, i film nostrani, compreso il concorso, sono 22. In Orizzonti – il secondo concorso, dedicato ai film più innovativi – c’è Io sono l’amore di Luca Guadagnino. E non vanno dimenticati due autori storici del nostro Paese, entrambi fuori concorso: Giuliano Montaldo con L’oro di Cuba, Francesco Maselli con Le ombre rosse. Quest’anno poi c’è un’ulteriore sezione tutta tricolore: si chiama Controcampo italiano. E annovera sia grandi firme – ad esempio Carlo Lizzani con la sua opera su Giuseppe De Santis – sia documentari di autori nuovi, come quello che Marco Spagnoli dedica alla Hollywood sul Tevere.
Gli altri film in concorso. Tra i grandi nomi internazionali da segnalare Fatih Akin con Soul Kitchen; lo stilista Tom Ford con A single man; Werner Herzog con Bad Liutenant: Port of call New Orleans; Todd Solondz con Life during wartime; il maestro dell’horror George Romero con Survival of the dead. Da segnalare infine The Road, dal romanzo di Cormac McCarthy, con Viggo Mortensen e Charlize Theron.
Fuori concorso. Oltre al film con Clooney, attesa per The Informant di Steven Soderbergh; The Hole di Joe Dante; un altro horror, Rec 2 di Jaume Balaguerò e Paco Plaza; Napoli Napoli Napoli di Abel Ferrara; il docufilm South of the border di Oliver Stone.
Le altre sezioni. Le Giornate degli autori e la Settimana della critica, negli ultimi anni, hanno spesso rubato la scena alla selezione ufficiale. Quest’anno, alle Giornate, l’Italia è rappresentata, tra gli altri, dal documentario su Vittorio de Sica, Vittorio D., di Mario Canale e Annarosa Morri, e dall’opera seconda di Marina Spada, Poesia che mi guardi. Ma c’è anche tanto cinema internazionale: da Honeymoons di Goran Paskaljevic all’algerino Merzak Allouache, che in Harragas mostra il dramma dei boat people. Tanto per citare un paio di titoli. Ma l’attesa più grande, almeno per noi italiani, è per Videocracy di Erik Gandini, frutto della collaborazione con la Settimana della critica: riflessione impietosa sulla tv berlusconiana.
Parla il direttore. Nel corso della presentazione, Marco Muller sottolinea che mai come quest’anno alla Mostra “sono rappresentati tanti paesi: in tutto, 25. E mai così tante opere prime e seconde: rispettivamente, 16 e 9”. Quanto allo stile e ai contenuti dei film, tiene a sottolineare come “pur nella doverosa attenzione al presente, sono opere che hanno anche spremuto fino all’ultimo centesimo il potere del cinema”.