Apr
2009
Juventus da cambiare
TORINO – Non sapendo cosa decidere, per il momento la Juventus ha deciso di non decidere: Claudio Ranieri resta, anche se la fiducia non è più incondizionata ma rischia di venire erosa fino alla completa consunzione se la squadra continuerà a rotolare verso il basso. In realtà, la dirigenza balla su tre tavoli e prende tempo in attesa di capire cosa fare, o che qualcuno glielo dica. Al piano Lippi (il cittì nel 2010, probabilmente come dirigente, e Conte da questo giugno), Blanc e Secco hanno meticolosamente lavorato per diversi mesi ma adesso hanno dovuto congelarlo, anche perché è all’origine (o rappresenta almeno una della cause) dello sbriciolamento della squadra, che ha cominciato a sfaldarsi proprio quando le voci sul futuro hanno indebolito la posizione di Ranieri.
L’ad è stato costretto a chiedere scusa e ad ammettere di avere sbagliato tempi e modi (quanto meno, poteva evitare di farsi beccare) del pranzo della focaccia con il cittì, scoperto dalla Gazzetta dello sport: lo ha fatto mercoledì durante la riunione del comitato sportivo, incalzato dal consigliere d’amministrazione Montali. Ma ormai, il latte era stato versato. Così, in questo clima di confusa precarietà la proprietà ha deciso di rilanciare la candidatura di Spalletti, già emersa la settimana scorsa: sarebbe il compromesso ideale tra il rischio di confermare Ranieri, ormai delegittimato agli occhi dei tifosi e dello spogliatoio, e di affidarsi a un giovane lippiano nell’attesa sospirata di Lippi. Spalletti è un nome spendibile, affidabile, indicato. Alla proprietà piace parecchio. Alla dirigenza molto meno, però, e questo è un gigantesco nodo da sciogliere, perché minaccia gli equilibri aziendali.
Le riflessioni sull’allenatore si stanno intrecciando con quelle sulla squadra e qui i dirigenti stanno scoprendo un’enorme montagna da scalare. Se a dicembre si pensava che sarebbe bastato un innesto milionario (Diego o Silva, mentre è fallito un improvviso assalto a Sneijder) e qualche ritocco low coast (tipo Cannavaro) per attrezzare una squadra da scudetto, adesso quelle convinzioni si sono consumate: preoccupa l’inesorabile logorio di molti uomini della vecchia guardia, che qualcuno manifesta con un rendimento scadente (Trezeguet) e qualcun altro con nervosismo sopra le righe. È il caso di Camoranesi, severamente ripreso dalla società (e naturalmente multato) dopo la seconda espulsione consecutiva ma pesantemente rimproverato anche dai compagni già mercoledì sera.
In ogni caso, ci si è convinti che la squadra abbia bisogno di una ristrutturazione profonda: Camoranesi e Trezeguet sono ufficialmente sul mercato (al posto del francese, emerge la candidatura Quagliarella) e i dirigenti sperano che ci possa finire pure Buffon, la cui cessione garantirebbe i soldi da aggiungere ai 25-30 milioni già stanziati per l’acquisto da copertina, ma oramai giudicati insufficienti per operare un rinnovamento più profondo.
Ieri Blanc e Secco hanno brevemente incontrato la squadra e Ranieri, particolarmente grintoso nel dirigere l’allenamento del mattino, tra urlacci, incitamenti e rimproveri. I dirigenti hanno seminato parole di circostanza, ribadendo la necessità di artigliare il secondo posto e la fiducia di facciata all’allenatore, finito nel tritacarne della critica (non solo quella giornalistica, ma soprattutto quella interna alla società) senza che nessuno ricordasse gli enormi problemi che ha dovuto gestire in questa stagione lungo la quale gli infortuni gli hanno impedito di sfruttare la squadra costruita in estate, portando al rush finale un mix di vecchi stanchi, giovani spompati e talenti isterici. Le analisi continueranno nei prossimi giorni, in bilico tra restaurazione e rifondazione. La terza via, quella della conservazione (di Ranieri), sembra un vicolo cieco.