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ROMA – Quando uscì, nel lontano 1963, I Mostri di Dino Risi squarciò il velo su una realtà mai mostrata prima: la volgarità, la bassezza, l’inconsistenza, l’ignoranza che percorrevano l’Italia del tempo. Quella del boom economico. Un ritratto grottesco che si arricchì di nuovi episodi nel pieno degli anni Settanta, con I nuovi Mostri di Ettore Scola, Mario Monicelli e ancora Risi. Ma adesso che arriva nelle sale I Mostri oggi, lo scenario è radicalmente cambiato: l’imperdonabile cialtroneria nostrana non è più un segreto ma lo stile di vita dominante, accettato e perfino ambito.

E ad ammetterlo sono prima di tutto loro, il regista Enrico Oldoini e i protagonisti di questi sedici cattivissimi episodi, Sabrina Ferilli, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Giorgio Panariello, Angela Finocchiaro, Carlo Buccirosso, Neri Marcorè: mai come adesso, la realtà del malcostume imperante supera l’immaginazione. “Proprio per questo abbiamo cercato di non ispirarci troppo alla cronaca, di non imitarla”, spiega Oldoini. Mentre Marcoré la butta sul ridere: “Scusate il ritardo – dice, arrivando in conferenza stampa cinque minuti dopo l’inizio – è che stavo ristrutturando casa, ampliandola del 20%…”.
Il riferimento è al piano casa berlusconiano. E subito Abatantuono coglie la palla al balzo: “Peccato – dice – che abbiano fatto questo progetto dopo che abbiamo terminato di girare: altrimenti, sarebbe diventato sicuramente un episodio di questo film… che so, passare da una monocamera a un alberghetto. O abbattere il Colosseo per riedificarlo più alto…”.

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Battute che mostrano con chiarezza lo stato d’animo degli interpreti, rispetto al cafonal dei loro personaggi e alla realtà in cui viviamo. Ma non c’è solo tentativo di divertire con cattiveria e satira sociale, in questa pellicola. C’è anche la polemica di rito. Attizzata da Gian Marco Tognazzi, figlio del grande Ugo che con Vittorio Gassman fu protagonista dei primi Mostri. E’ lui che, qualche giorno fa, si è scagliato duramente contro Oldoini e il suo film: “Hanno fatto il remake e hanno ignorato me e Alessandro Gassman, che da dieci anni cerchiamo di portare a termine un progetto analogo. E’ un’offesa alla memoria dei nostri padri”.

Accuse che però il regista rispedisce subito al mittente: “In primo luogo – attacca – Alessandro Gassman si è pubblicamente dissociato da questa esternazione. Quanto a Gian Marco, gli abbiamo proposto un ruolo in un unico episodio, e dunque senza apparire tra i protagonisti nei cartelloni del film: per questo, lui ha ritenuto di rifiutare. Cosa che invece, in medesime circostanze, Neri Marcoré ha accettato. A questo punto, non mi resta che dispiacermi per lui”.

Polemiche a parte, c’è da dire che I Mostri oggi si articola in sedici episodi, tre dei quali contengono citazioni esplicite di analoghe scenette dei Mostri e dei Nuovi Mostri: il ragazzo che ruba la carrozzella a una disabile fingendosi innamorato, per poter andare allo stadio gratis; la coppia Bisio-Ferilli che soccorre un uomo (Panariello) investito da un pirata della strada e che finisce per fargli più male che bene; il portiere di stabile (sempre Panariello) il cui figlio ha una relazione clandestina con un professore del palazzo (Abatantuono). “Abbiamo cercato di non esagerare con le citazioni – spiega ancora Oldoini – agganciandoci di più al presente”.

E in effetti, nel film, ci sono anche molte storie più legate alla realtà contemporanea. Molte delle quali, rispetto ai precedenti cinematografici, vedono anche le donne in ruoli mostruosi: “Una novità”, conferma il regista. Ecco alcuni esempi, sia al maschile che al femminile: la mamma (Ferilli) che perde la figlia in un supermercato ed è felicissima che la tv si occupi di lei; la psicologa opinionista televisiva (Finocchiaro) che spinge un uomo (Bisio) al suicidio; la coppia di poveracci dipendenti d’albergo (Marcoré-Ferilli) che cercano di applicare nella loro vita le furbizie e le disonestà dei grandi manager; il papà (Buccirosso) che pur di avere la tv nuova rispinge la figlia ex prostituta sulla strada; l’attore di fiction (Abatantuono) che prende soldi per presenziare ai funerali di sconosciuti. E via elencando.

Interpellati su cosa vuol dire essere mostri oggi, gli attori danno risposte tra loro simili. Panariello: “Nel film, come nella realtà, vediamo persone che sono mostri dentro, dal di fuori non si vede, finché improvvisamente non lo manifestano”. Bisio: “Nella nostra società c’è molto di peggio: pensiamo a parlamentari che espongono il cappio, o a un medico che va in tv a dire che l’omosessualità è una malattia, e un noto anchorman – non faccio nomi: Bruno Vespa – gli dà quasi ragione”. Finocchiaro: “Come negli anni Sessanta, gli italiani continuano a sacheggiare la vita, e a spalmare ovunque un’ignoranza cosmica”. E infine la Ferilli: “Non sopporto l’opportunismo. E poi il cinismo e la volgarità d’animo dei miei personaggi”.