ROMA – Quando uscì, nel lontano 1963, I Mostri di Dino Risi squarciò il velo su una realtà mai mostrata prima: la volgarità, la bassezza, l’inconsistenza, l’ignoranza che percorrevano l’Italia del tempo. Quella del boom economico. Un ritratto grottesco che si arricchì di nuovi episodi nel pieno degli anni Settanta, con I nuovi Mostri di Ettore Scola, Mario Monicelli e ancora Risi. Ma adesso che arriva nelle sale I Mostri oggi, lo scenario è radicalmente cambiato: l’imperdonabile cialtroneria nostrana non è più un segreto ma lo stile di vita dominante, accettato e perfino ambito.
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Accuse che però il regista rispedisce subito al mittente: “In primo luogo – attacca – Alessandro Gassman si è pubblicamente dissociato da questa esternazione. Quanto a Gian Marco, gli abbiamo proposto un ruolo in un unico episodio, e dunque senza apparire tra i protagonisti nei cartelloni del film: per questo, lui ha ritenuto di rifiutare. Cosa che invece, in medesime circostanze, Neri Marcoré ha accettato. A questo punto, non mi resta che dispiacermi per lui”.
Polemiche a parte, c’è da dire che I Mostri oggi si articola in sedici episodi, tre dei quali contengono citazioni esplicite di analoghe scenette dei Mostri e dei Nuovi Mostri: il ragazzo che ruba la carrozzella a una disabile fingendosi innamorato, per poter andare allo stadio gratis; la coppia Bisio-Ferilli che soccorre un uomo (Panariello) investito da un pirata della strada e che finisce per fargli più male che bene; il portiere di stabile (sempre Panariello) il cui figlio ha una relazione clandestina con un professore del palazzo (Abatantuono). “Abbiamo cercato di non esagerare con le citazioni – spiega ancora Oldoini – agganciandoci di più al presente”.
E in effetti, nel film, ci sono anche molte storie più legate alla realtà contemporanea. Molte delle quali, rispetto ai precedenti cinematografici, vedono anche le donne in ruoli mostruosi: “Una novità”, conferma il regista. Ecco alcuni esempi, sia al maschile che al femminile: la mamma (Ferilli) che perde la figlia in un supermercato ed è felicissima che la tv si occupi di lei; la psicologa opinionista televisiva (Finocchiaro) che spinge un uomo (Bisio) al suicidio; la coppia di poveracci dipendenti d’albergo (Marcoré-Ferilli) che cercano di applicare nella loro vita le furbizie e le disonestà dei grandi manager; il papà (Buccirosso) che pur di avere la tv nuova rispinge la figlia ex prostituta sulla strada; l’attore di fiction (Abatantuono) che prende soldi per presenziare ai funerali di sconosciuti. E via elencando.
Interpellati su cosa vuol dire essere mostri oggi, gli attori danno risposte tra loro simili. Panariello: “Nel film, come nella realtà, vediamo persone che sono mostri dentro, dal di fuori non si vede, finché improvvisamente non lo manifestano”. Bisio: “Nella nostra società c’è molto di peggio: pensiamo a parlamentari che espongono il cappio, o a un medico che va in tv a dire che l’omosessualità è una malattia, e un noto anchorman – non faccio nomi: Bruno Vespa – gli dà quasi ragione”. Finocchiaro: “Come negli anni Sessanta, gli italiani continuano a sacheggiare la vita, e a spalmare ovunque un’ignoranza cosmica”. E infine la Ferilli: “Non sopporto l’opportunismo. E poi il cinismo e la volgarità d’animo dei miei personaggi”.