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WASHINGTON – Primo via libera procedurale del Senato degli Stati Uniti al pacchetto di stimoli anticrisi di Barack Obama. I voti a favore sono stati 61 su 98 a fronte di una maggioranza richiesta di 60 voti. Oggi il voto, ormai scontato, su tutto il pacchetto. La Camera dei Rappresentanti ha approvato una versione del piano che prevede interventi per 819 miliardi di dollari e che dovrà essere integrata con quella del Senato, scesa dagli iniziali 937 a 827 miliardi di dollari. Il presidente americano ha incontrato i giornalisti nella sua prima conferenza stampa alla Casa Bianca, dominata dai temi economici. Il presidente ha fatto un esame della crisi in atto, “che è reale e conclamata

 e ha ammonito il Congresso a passare al più presto il piano di stimolo per l’economia “prima che la crisi diventi una catastrofe”. Sul piano della politica estera, ha confermato le aperture diplomatiche all’Iran, la necessità di un miglior coordinamento in Afghanistan tra gli Usa e i paesi alleati; America e Russia, ha detto, “siano le prime a dare il buon esempio in tema di riduzione degli armamenti nucleari per combattere la proliferazione”. A questo scopo, “bisogna far ripartire la conversazione” con Mosca.

Le banche. “La festa è finita – ha detto il presidente americano – dobbiamo fermare la spirale negativa, è “insostenibile che l’economia si regga solo sui consumi” che, comunque, non sono i responsabili della crisi in atto. Alla radice della situazione attuale, ha precisato, ci sono i “rischi esorbitanti” ai quali le banche si sono esposte, quelle stesse banche con le quali l’amministrazione intende lavorare gomito a gomito per sbloccare il credito.

il pacchetto anticrisi. L’obiettivo di Obama è ottenere la fine del dibattito parlamentare entro il 16 febbraio, ma la conciliazione tra le due versioni del piano (che differiscono in termini di priorità di spesa e settori interessati da sgravi fiscali e incentivi), affidata a una commissione bipartisan, potrebbe richiedere diversi giorni. Obama ha detto che solo il governo può combattere la “spirale negativa” che si è creata, ha definito “non perfetto” il piano di stimolo, “ma non possiamo restare con le mani in mano” o “ripetere otto anni di politica fallimentare basata sulle riduzioni fiscali ai più ricchi”. La misura del successo o del fallimento del piano sarà la capacità “di creare quattro milioni di posti di lavoro”. Altri indicatori: il ripristino del credito e la stabilizzazione del mercato immobiliare.

L’Iran. Il presidente ha detto che “nei prossimi mesi” gli Stati Uniti “aspetteranno aperture” che possano consentire di “sedere allo stesso tavolo e avviare una diplomazia faccia a faccia” che permetta di dare “una nuova direzione alla politica Usa”. Ma questa ricerca di una “diplomazia diretta” sarà condizionata dai messaggi che nel frattempo Teheran invierà alla comunità mondiale: “Dev’essere chiaro che troviamo inaccettabile finanziare organizzazioni terroriste e che un Iran nucleare sarebbe un fattore destabilizzante nella regione”.

La caccia ai terroristi. Obama ha ribadito che gli Usa “non tortureranno, rispetteranno la Convenzione di Ginevra, non violeranno i loro valori”. E ha aggiunto che non è accettabile che in Pakistan esistano “rifugi” per i terroristi.